E’ una malformazione vertebrale (frattura) che consiste nell’interruzione dell’istmo.
L’istmo e’ la porzione ristretta dell’arco posteriore della vertebra che e’ compresa tra il processo articolare superiore e quello inferiore. In ogni vertebra abbiamo due istmi, uno per ogni lato. In questa specifica zona l’arco vertebrale e’ relativamente sottile ed in alcuni soggetti può interrompersi: spondilolisi.
E’ relativamente frequente.
Può essere unilaterale e bilaterale.
Si può presentare a qualsiasi livello della colonna vertebrale, ma più spesso si verifica a livello della V vertebra lombare (95% dei casi) e meno frequentemente alla IV vertebra.
Nel 50-60% dei casi e’ accompagnata da SPONDILOLISTESI ossia lo scivolamento in avanti della parte anteriore della vertebra, causando uno stiramento delle radici nervose e dolore.
Fattori di rischio
attività che sollecitano ripetutamente la colonna in ipertensione, soprattutto se tale movimento e’ combinato alla torsione del tronco
Risulta asintomatica nella maggior parte dei casi. Tuttavia possiamo osservare:
dolore lombare
rigidità muscolare
spasmi muscolari
compressione radicolare
Diagnosi
anamnesi
esame obiettivo
radiografia sotto carico
TC sotto carico
RM
elettromiografia
Terapia
terapia riabilitativa
intervento chirurgico
SPONDILOLISTESI
E’ lo scivolamento in avanti del corpo vertebrale perdendo cosi l’allineamento dei corpi vertebrali tra loro. Questo scivolamento rispetto alla vertebra sottostante può manifestarsi:
in avanti: anterolistesi
posteriormente: retrolistesi
lateralmente: laterolistesi
E’ una conseguenza della spondilolisi
Più la persona e’ giovane e più il rischio di uno scivolamento in avanti aumenta. Nella maggior parte dei casi riguarda la cerniera lombo-sacrale:
quarta e quinta vertebra lombare
quinta vertebra lombare e sacro
Gli sport più soggetti a questo tipo di lesione sono: tuffi, ginnastica artistica, sollevamento pesi, golf.
Classificazione
Grado 1: lieve scivolamento
Grado 2: scivolamento che interessa la metà della vertebra sovrastante
Grado 3: scivolamento fino al bordo posteriore della vertebra sovrastante
Grado 4: scivolamento completo
Eziologia
congenita
eventi traumatici
continue sollecitazioni (inarcamenti) a carico della colonna vertebrale: fratture da stress
peso corporeo: quando supera del 20-30% quello ideale
Sintomi
Dipendono dal grado di scivolamento e dalla velocità con cui questo avviene.
Generalmente si manifesta con una fastidiosa lombalgia, che migliora da seduto.
Iperlordosi.
In alcuni casi può essere asintomatica oppure associarsi a sciatica.
Sindrome a decorso cronico, caratterizzata da una infiammazione no specifica e generalmente simmetrica delle articolazioni periferiche.
Può evolvere in una distruzione progressiva delle strutture articolari e periarticolari. Possono essere presenti anche manifestazioni sistemiche.
L’eziologia e’ sconosciuta. Le donne vengono colpite con maggiore frequenza. La massima incidenza e’ tra i 25 e i 50 anni.
Il NODULO REUMATOIDE e’ la lesione più caratteristica, localizzata a livello sottocutaneo. E’ un granuloma caratterizzato da una zona centrale necrotica circondata da processo infiammatorio.
L’esordio e’ per lo più insidioso, con coinvolgimento articolare progressivo, dolorabilita’ di quasi tutte le articolazioni attive. E’ tipico il coinvolgimento simmetrico delle piccole articolazioni di:
mani, piedi, polsi, gomiti, caviglie.
Sintomi
Rigidità mattutina di durata maggiore a 30 minuti, o dopo prolungata inattività
Malessere pomeridiano e affaticamento
Deformità soprattutto deviazione ulnare delle dita
Presenza di noduli reumatoidi
A volte febbre modesta e interessamento polmonare
Esami radiologici e di laboratorio
E’ presente anemia normocitica e normocromica
La VES (velocità di eritrosedimentazione) e’ elevata
Il fattore reumatoide e’ alto
Il liquido sinoviale e’ sempre alterato: opaco, sterile, poco viscoso e ricco di globuli bianchi
Alterazioni radiologiche: erosione, osteoporosi
Diagnosi
Per porre diagnosi di artrite reumatoide devono essere presenti quattro dei seguenti criteri da almeno 6 settimane:
Rigidità mattutina > o = 1ora
Artrite a carico di almeno 3 zone articolari
Artrite delle articolazioni della mano
Artrite simmetrica
Noduli reumatoidi
Presenza del fattore reumatoide nel sangue
Alterazioni radiografiche che debbono comprendere erosioni e osteoporosi
Terapia
Riposo e dieta regolare
FANS
Fisioterapia: mobilizzazioni passive per migliorare l’articolarita’ e ridurre le contratture, esercizi attivi per sviluppare la muscolatura e mantenere una normale motilità articolare
E’ una malattia cronica neurodegenerative, con un’evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge diverse funzioni: motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con conseguenze importante sulla qualità di vita di chi ne soffre.
Caratterizzata da:
tremore ritmico
ipertonia muscolare
alterazione della mimica e del linguaggio
Lieve prevalenza del sesso maschile; inizia in età compresa tra i 50 e i 70 anni.
Anatomia patologica
Lesioni atrofiche degenerative delle strutture extrapiramidali e della corteccia cerebrale dovute a riduzione della dopamina.
Sintomatologia
Inizio insidioso, con dolori e parestesie che interessano gruppi muscolari o gli arti in toto.
I sintomi caratteristici sono:
tremore
ipertonia
acinesia
Spesso presenti insieme pur con prevalenza dell’uno o dell’altro.
TREMORE: spesso è il primo sintomo osservabile. Costituito da movimenti involontari, ritmici, uniformi. Spesso inizia dalla mani, per estendersi agli altri distretti. Viene detto tremore a riposo perché presente solo quando la porzione interessata è in riposo mantenendo una certa posizione. Si riduce o scompare compiendo movimenti volontari, ma si accentua con movimenti fini. Cessa con il sonno. Caratteristico è il movimento del pollice sull’indice e medio (contar soldi).
IPERTONIA: interessa uniformemente tutti i gruppi muscolari del distretto colpito. I muscoli presentano un’accresciuta tensione e una certa resistenza nel compiere movimenti passivi. Caratteristico è il fenomeno della troclea. Tutti i movimenti volontari sono eseguiti lentamente, con povertà d’iniziativa.
ACINESIA: riduzione o perdita della capacità di eseguire movimenti. Caratteristica è l’andatura: la “messa in moto” è particolarmente difficile, poi il cammino è più spedito, ma avviene sempre a piccoli passi con scarso pendolamento degli arti superiori.
Completano il quadro i disturbi vegetativi:
scialorrea (aumento ed eccessivo accumulo di saliva nel cavo orale, per difficoltà alla deglutizione)
ipersudorazione
dolori crampi formi
decadimento intellettivo
depressione
ansia
La malattia ha andamento lentamente progressivo ed eziologia sconosciuta.
E’ una patologia relativamente frequente. Rappresenta circa il 10% di tutte le patologie che interessano il piede ed è una delle più comuni cause di dolore al tallone.
Si manifesta soprattutto tra gli sportivi (saltatori, giocatori di calcio, corridori di fondo).
Colpisce il sesso femminile con maggior frequenza tra i 40 e i 60 anni.
E’ dovuta alla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico che determinano l’infiammazione dell’aponeurosi plantare detta anche legamento arcuato o fascia plantare. E’ una robusta fascia fibrosa che unisce il calcagno con le falangi prossimali delle dita. All’altezza del tallone, e’ coperta da un cuscinetto di grasso che contribuisce ad assorbire gli shock che si generano quando si cammina.
Ha la funzione di sostenere il piede, incurvandolo. Gioca un ruolo importante nella trasmissione del peso corporeo al piede durante la deambulazione e la corsa. In particolare, quando il piede si eleva sulle punte staccando il tallone dal suolo, l’aponeurosi plantare subisce una distensione. La ripetizione continua di microtraumi che si ripercuotono sull’aponeurosi causano:
perdita di elasticità
eccessivo accorciamento
degenerazione: FASCITE
Il punto più sensibile a questo tipo di lesioni e’ l’inserzione calcaneare dell’aponeurosi.
Eziologia
Può insorgere a causa di vari fattori, spesso combinati tra loro
Piede piatto o cavo
Scarpe inadeguate
Sovrappeso, obesità, diabete
Allenamenti inadeguati
Contratture o debolezza di alcuni muscoli della gamba
Sintomi
DOLORE: inizialmente localizzato nella parte interna del calcagno, successivamente tende a spostarsi verso l’avampiede, migrando lungo tutta la pianta e risparmiando soltanto le falangi distali del piede. Spesso più severo al risveglio, tende a diminuire per poi ricomparire dopo una lunga passeggiata o al termine della giornata.
Nello sport il dolore insorge solitamente nelle fasi di riscaldamento per poi scomparire mano a mano che l’allenamento prosegue.
Il più delle volte colpisce prevalentemente un solo piede.
Diagnosi
Anamnesi
Ecografia: mostra irregolarità nella zona d’inserzione della fascia
TC e radiografia: per escludere altre cause di dolore al tallone
Terapia
Riposo: sospendere per qualche settimana gli allenamenti ed evitare di camminare o rimanere in piedi troppo a lungo, specie su superfici rigide. Se il dolore e’ particolarmente intenso, il soggetto deve utilizzare delle stampelle per scaricare completamente il piede
Ghiaccio: collocarlo al di sotto del tallone per circa 15 minuti, 3 o 4 volte al giorno
Terapia riabilitativa: esercizi di rinforzo e stretching, terapia manuale , massoterapia
Elettroterapia: ultrasuoni, ionoforesi, onde d’urto
FANS
Plantari o tallonette
Tutori notturni: eliminano il dolore al risveglio
Iniezioni locali di cortisone: non prive di rischi in quanto possono favorire l’indebolimento della fascia plantare ed atrofizzare il cuscinetto adiposo che protegge il tallone
Intervento chirurgico: soltanto qualora la fascite non tenda a migliorare dopo un trattamento aggressivo prolungato (8-12 mesi).
Tanto più tempestivamente viene iniziato il trattamento riabilitativo, tanto più precocemente si assisterà ad una riduzione dei sintomi. Al contrario se non si attuano le misure necessarie, oltre a cronicizzare, tenderà a modificare l’appoggio plantare del soggetto causando a lungo andare complicazioni a livello di ginocchia, bacino e schiena.
Una scoliosi è una curvatura vertebrale sul piano frontale con rotazione delle vertebre.
Questa curvatura può essere
Fissa
Atteggiamento scoliotico
CURVATURE FISSE
Si caratterizzano per una deformazione delle vertebre, che divengono trapezoidali o cuneiformi durante la crescita. La curva si accompagna a una rotazione vertebrale che si traduce all’esame in una GIBBOSITA’ , ben visibile nella posizione inclinata in avanti.
ATTEGGIAMENTI SCOLIOTICI
Si vedono di solito in:
disequilibri del bacino per dismetria degli arti inferiori
curvature antalgiche
legata a una contrattura muscolare
Le vertebre hanno una forma normale.
La curva di compensazione si corregge con la scomparsa della causa.
idiopatica: rappresenta la forma più frequente. Si ipotizzano alterazioni di tipo: genetico, neuromuscolare, biochimico, metabolico, sviluppo, accrescimento etc.
Sintomi
Variano da individuo ad individuo, tuttavia elenchiamo i sintomi piu’ comuni:
spalle ad altezza differente
testa in posizione non direttamente centrale rispetto al bacino
anca sollevata e prominente
coste ad altezza differente
fianchi irregolari
inclinazione di tutto il corpo verso un lato
prominenza delle coste quando si china
variazioni nel colore e nella consistenza della cute che ricopre la colonna
accorciamento del tronco che può essere responsabile di disturbi respiratori e cardiaci
Trattamento
La rieducazione posturale e gli esercizi sono fondamentali per un miglioramento della postura e dei sintomi.
I corsetti e la chirurgia sono utilizzati nei casi più gravi.
Si tratta di un processo degenerativo locale dovuto all’invecchiamento e all’usura, che si sviluppa indipendentemente da qualsiasi infezione, reazione allergica o disordine metabolico sistemico.
Possiamo avere coxartrosi
PRIMITIVE: nel 50% dei casi, si verificano in un’anca precedentemente normale, verso i 60 anni
SECONDARIE: si verificano dopo fratture del collo del femore, lussazioni, malformazioni etc.
Sintomi
L’inizio è insidioso, progressivo
Dolori all’appoggio, poi a poco a poco limitano la marcia e compaiono di notte. Sono localizzati a livello dell’inguine e si irradiano alla faccia antero-interna della coscia, a volte fino al ginocchio. Talvolta possono essere posteriori.
Rigidità: diventa via via sempre più difficoltoso accovacciarsi, mettersi le scarpe, andare in bagno, vita sessuale, etc. La flessione è spesso conservata a lungo. L’abduzione e l’adduzione sono colpite molto presto. La rotazione è interessata precocemente e si riscontra la scomparsa completa della rotazione interna.
É un problema muscolo-scheletrico piuttosto comune che può riguardare uomini e donne di diversa età; generalmente tra i 35 e 45 anni.
Caratterizzata da una sintomatologia dolorosa localizzata a livello cervicale, ma che può estendersi alla testa e al braccio.
Possiamo distinguere tre tipi
1. CERVICALGIA VERA: il dolore è localizzato essenzialmente a livello della nuca e collo.
2. CERVICALGIA CERVICO-CEFALICA: il dolore è percepito a livello del collo e della testa; caratterizzata da cefalea, vertigini, acufeni, disturbi della vista e talvolta anche disfagia.
3. SINDROME CERVICO-BRACHIALE: determinata da un interessamento delle radici nervose con probabile meccanismo discale (protrusione, ernia), in cui il dolore riguarda la regione della nuca e tutto l’arto superiore.
CRONICA: caratterizzata da un decorso costante del dolore, ed è legata principalmente a stress, tensione muscolare, posture scorrette.
Eziologia
anomalie della curvatura della colonna
sforzi fisici eccessivi
traumi diretti: colpo di frusta
sedentarietà
posture scorrette
freddo
ernie vertebrali
stile di vita: stress meccanici ripetuti su dischi, faccette articolari e articolazioni
cifosi
lordosi
artrosi
artrite
Sintomi
DOLORE non particolarmente intenso, ma costante. Tende ad aggravarsi in condizioni di umidità, sforzi o posture scorrette. Origina dal collo e si diparte lungo le spalle in alcuni casi anche braccia
cefalea muscolo tensiva di intensità variabile
contrattura e tensione della muscolatura del collo in particolare i muscoli trapezi e spleni
Con il termine sciatalgia si intende un insieme di sintomi (dolore) che si irradiano lungo l’intero nervo sciatico, dalle sue radici alle estremità. E’ una patologia relativamente frequente e prevalentemente monolaterale.
E’ caratterizzata da una sensazione di intenso dolore in regione lombosacrale e all’arto, secondaria a un processo infiammatorio.
Possiamo avere
Sciatalgia acuta: durata del dolore 2/3 giorni, dopo di che i sintomi si attenuano fino a sparire
Sciatalgia cronica: quando la sintomatologia ha una durata maggiore
Il NERVO SCIATICO deriva dall’unione di una parte delle fibre nervose degli ultimi due nervi spinali lombari (L4 ed L5) e dai primi tre nervi spinali sacrali (S1,S2,S3), unione che ha luogo nella regione del gluteo, circa a livello del muscolo piriforme. Transita verso il basso lungo la parte posteriore della coscia e una volta superata la cavità poplitea, si dirama in varie branche che si distribuiscono tra la porzione posteriore della gamba, la porzione latero-anteriore della gamba, il dorso e la pianta del piede. Scorre tra vertebre, pelvi ed osso dell’anca. Garantisce la sensibilità e la mobilità delle gambe; pertanto, un danno a livello dello stesso può seriamente compromettere la capacità di deambulare.
Fattori di rischio
artrite
attività lavorative che richiedono di spostare carichi, guidare veicoli a motore per lungi periodi e torcere frequentemente la schiena
diabete
età avanzata: responsabile di fisiologiche modificazioni del rachide
infezioni della colonna vertebrale
obesità
osteoporosi
patologie del rachide
sedentarietà
sovra sforzo muscolare
traumi diretti a cosce, natiche e gambe
Eziologia
processo infiammatorio
compressione a carico dei nervi lombari (L4/L5) o sacrali (S1, S2, S3) secondaria a:
ernia discale lombare;
stenosi del canale vertebrale;
degenerazione dei dischi intervertebrali
disfunzione del giunto sacro-iliaco
gravidanza avanzata (compressione esercitata dall’utero sul nervo sciatico, tensione muscolare secondaria alla posture, compressione vertebrale conseguente al peso extra costituito dal feto)
poco esercizio fisico
lesione traumatica
abitudini posturali malsane (stare troppo tempo seduti in sedie rigide, dormire nella posizione fetale)
Dolore la cui intensità e persistenza varia in base alla causa
Il dolore può essere percepito come bruciante, acuto, penetrante, inarrestabile, lieve ed acutizzarsi in determinate circostanze. Spesso si manifesta con più ferocia dopo sforzi, colpi di tosse e starnuti. Stress, ansia e tensioni quotidiane/lavorative possono influire negativamente aggravandolo. Presente a livello di anca, parte posteriore della coscia fino al piede; percepito di solito da un solo lato del corpo.
Sensazione di torpore
Debolezza muscolare
Formicolii alle gambe
Difficoltà più o meno marcata nel controllare i movimenti degli arti inferiori
Perdita di controllo degli sfinteri anale e viscerale (raro)
Progressiva acutizzazione del dolore
Si parla di SCIATICA MOZZA quando il dolore lungo il nervo sciatico non va oltre il ginocchio.
Terapia
Finalizzata a eliminare la causa primitiva
Riposo forzato
Farmaci
Iniezioni di cortisonici
Stampelle per alleggerire il dolore
Terapia riabilitativa per migliorare la flessibilità del rachide, irrobustire la muscolatura e correggere la postura
Appropriati cambiamenti delle abitudini di vita e lavorative
Varie sono le cause di dolore alla caviglia. Molto spesso è possibile gestire i sintomi autonomamente, ma se il dolore non migliora dopo 2 settimane di riposo, è necessario vedere un medico o fisioterapista.
Cause più comuni di dolore alla caviglia:
Distorsione: è la lesione più frequente durante l’attività sportiva. Si può verificare dopo aver eseguito esercizi intensi, ripetitivi o movimenti rapidi, ma anche durante attività quotidiane (camminare, scendere le scale ecc). Il legamento maggiormente danneggiato è quello laterale ovvero il peroneo astragalico anteriore.
Sintomi : dolore, gonfiore, ematoma
Tendinite di Achille: infiammazione del tendine d’Achille (il tendine più grande e robusto dell’organismo), può essere dovuta a un singolo trauma o a microtraumi ripetuti che si ripetono durante la corsa, i salti o durante l’attività sportiva in generale.
Sintomi: Dolore intorno alla caviglia e tallone che si irradia verso l’alto, dolore ai polpacci stando in piedi sulle punte della dita, gonfiore e a volte rossore e calore, difficoltà a muovere il piede. In caso di tendinopatia non inserzionale si può notare un nodulo tendinoso dovuto all’ispessimento del tendine a circa 2 3 cm di distanza dal punto di inserzione del tendine sul calcagno.
Borsite del tallone d’Achille posteriore: infiammazione delle borsa(sacca di liquido posta a protezione dei tendini per evitare eccessivi sfregamenti con cute e ossa) che si forma in risposta alla pressione da parte delle calzature ed è situata all’apice del bordo posteriore della scarpa, tra cute e tendine d’Achille. Borsite calcaneare inferiore: a livello del calcagno inferiore vicino all’inserzione della fascia plantare. Anche movimenti ripetuti e senza un adeguato allenamento possono portare all’insorgenza della borsite.
Sintomi: Gonfiore localizzato, rossore, calore moderato, dolore sordo e pulsante. Dopo alcuni mesi si ha la formazione di un piccolo nodulo, dolente, molle, di color pelle o rosso.
Frattura della caviglia: infortunio scheletrico che consiste nella rottura di uno o più ossa tra piede e gamba. Può essere conseguenza di un’eccessiva rotazione della caviglia, una caduta accidentale, un salto da una grande altezza o incidente stradale. Esistono 4 tipi di frattura (unimalleolare, bi malleolare, trimalleolare, dell’astragalo)
Sintomi: Dolore acuto improvviso, gonfiore, ematoma locale, deformità scheletriche locali, rigidità, difficoltà a camminare (zoppia)e a muovere il piede. A volte è possibile avvertire un rumore scoppiettante o schioccante durante il trauma.
Come ridurre il dolore della caviglia
Cose da FARE
Riposo ed elevazione del piede
Utilizzare ghiaccio avvolto in un asciugamano per 20 minuti ogni 2 3 ore
Indossare scarpe comode con tacco non troppo alto e plantari adeguati
Utilizzare un tutore o supporto intorno alla caviglia
Provare a fare esercizi semplici di stretching
Prendere antidolorifici
DA NON FARE
Non prendere antiinfiammatori nelle prime 48 ore dopo il trauma
Non camminare o stare in piedi per periodi troppo lunghi
Non indossare tacchi alti o scarpe con punta stretta
Consigli da chiedere al farmacista
Miglior antidolorifico da utilizzare
Plantari e cuscinetti per le scarpe
Se c’è necessità di vedere un medico
Consulta un medico se
Il dolore è molto forte e ti impedisce di svolgere le normali attività
Il dolore peggiora o hai molte recidive
Il dolore non migliora dopo averlo gestito a casa per 2 settimane
Hai formicolio o perdita di sensibilità nel piede
Soffri di diabete ( i problemi ai piedi possono essere molto più seri per chi soffre di diabete)
Vai in ospedale immediatamente se:
hai dolore lancinante
ti senti svenire, hai vertigini o nausea a causa del dolore
il tuo piede o caviglia appare deformato
percepisci un suono, uno scoppiettio al momento del trauma
non sei in grado di camminare
Questi possono essere segni di una frattura che spesso richiede un trattamento immediato.
Altre possibili cause di dolore al PIEDE
Dolore a livello dell’avampiede:
Metatarsalgia: sensazione dolorosa, di natura infiammatoria, in corrispondenza delle ossa metatarsali. E’ una malattia multifattoriale: non dovuta ad un’unica causa, ma è il risultato di un concorso di cause (allenamento e attività fisica intensa, deformità del piede congenite ed acquisite, calzature non appropriate, sovrappeso/obesità, esiti di fratture da stress, neuroma di Morton, diabete, artrite reumatoide o gotta).
Sintomi: dolore acuto, sordo o bruciante a livello dell’avampiede che peggiora camminando, correndo o stando molto tempo in piedi. Si potrebbe avvertire anche formicolio e intorpidimento dei piedi.
Neuroma di Morton: è una patologia degenerativa di un nervo plantare, situato a livello dell’avampiede nello spazio tra le ossa metatarsali, dove il nervo si divide in 2 nervi digitali per le due dita vicine corrispondenti. Può essere causato da traumi ripetuti, da l’utilizzo di tacchi alti ( è più frequente tra chi gioca a calcio e pratica danza). Interessa maggiormente il sesso femminile, quasi sempre monolateralmente, ma non è escluso un interessamento di entrambi i piedi. Colpisce maggiormente il terzo spazio interdigitale.
Sintomi: dolore urente e lancinante nell’avampiede e tra le dita dei piedi, con formicolio e intorpidimento, è possibile sentire come un nodulo o piccolo sassolino sotto il piede
Artrite: patologia degenerativa delle articolazioni. L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica, sistemica ed autoimmune che interessa soprattutto le piccole articolazioni quali mani, polsi e piedi. L’osteoartrite è la patologia articolare più frequente, definita da degenerazione della cartilagine e dei tessuti circostanti. A causa della degenerazione della cartilagine, le ossa tendono a sfregare una contro l’altra e ciò induce il liquido sinoviale ad aumentare, causando gonfiore, rigidità e dolore. Diventa molto comune con l’avanzare dell’età. L’OA colpisce tutte le articolazioni del corpo compresi piede e caviglia.
Sintomi: gonfiore, rossore, rigidità, dolore sordo e lancinante
Alluce valgo: deformazione del primo dito del piede, che appare lateralmente deviato verso le altre dita, con sporgenza del primo osso metatarsale. E’ una deformità ossea associata ad un’infiammazione costante o recidiva della borsa mucosa che si trova alla base dell’alluce.
Sintomi: dolore, gonfiore, presenza di una protuberanza definita “ a cipolla” a livello della prima articolazione del piede che può portare a una limitazione funzionale, compromettendo la dinamica del piede.
Dolore a livello del retro piede:
Neuroma di Morton
Fascite plantare: più comune causa di dolore calcaneare, dovuta ad un infiammazione del legamento arcuato (robusta fascia che unisce la zona plantare e il calcagno con la base delle dita)che ha lo scopo di trasmettere il peso del corpo al piede durante la deambulazione e la corsa. Nelle fasi iniziali è coinvolta solo l’inserzione del legamento quindi si ha dolore nel calcagno, successivamente il dolore può migrare fino all’avampiede, risparmiando le dita. Cause: scarpe inadeguate,obesità, debolezza o contratture dei muscoli della gamba, piedi piatti e cavi, sport ripetitivi come calcio, corsa, salti.
Sintomi: dolore soprattutto al risveglio nella parte interna del tallone, diminuisce durante la giornata per poi ricomparire dopo una lunga passeggiata o a fine giornata, migliora con il riposo.
Piedi piatti: riduzione o assenza dell’arco plantare mediale. Chi soffre di tale alterazione ha dei piedi in cui la parte centrale appoggia del tutto o quasi al suolo. Possono essere una condizione congenita o acquisita.
Sintomi: dolore al piede che può irradiarsi alla caviglia, ginocchio, anca, zona lombare a causa dell’alterazione della distribuzione del peso sui piedi . Iperpronazione (rotazione eccessiva del piede verso l’interno) , gonfiore nella parte interna della caviglia.
Dolore a livello del calcagno:
Tendinopatia di Achille
Fascite plantare
Borsite
Dolore alle dita dei piedi:
Alluce valgo
Artrite
Gotta: malattia dovuta all’accumulo di acido urico e dei sui sali nelle articolazioni e nel sangue.
Sintomi: dolore improvviso soprattutto all’alluce, rossore, calore, gonfiore e rigidità articolare. I sintomi possono essere esacerbati dai movimenti e dalla pressione.